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Le pietre della memoria:

note, bibliografia e sitografia

Note

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  1. Pag. 18 “Li vedevamo insieme ai loro bambini […]
    Il 5 giugno 2018 la Senatrice Liliana Segre dedica parte del suo primo intervento in Senato a ricordare la persecuzione e lo sterminio di Rom e Sinti: è l’occasione per rispondere a Matteo Salvini che ha inserito nel cosiddetto “Contratto di Governo” misure specifiche rivolte a Rom e Sinti. Segre torna sul tema in un’ampia intervista su la Repubblica, in cui è contenuto questo vivido ricordo dell’agosto 1944. Intervista di Paolo G. Brera, «Liliana Segre: “Ricordo quei rom morti nel mio lager. Dirò no finché vivo alle leggi speciali”», La Repubblica, 5 giugno 2018.

  2. Pag. 20 “La memoria non è di per sé utile agli individui e ai gruppi che la esercitano […]”
    Nel 1992, Todorov distingue tra lettura degli avvenimenti “letterale” ed “esemplare”. Con la seconda modalità «senza negare la singolarità dello stesso avvenimento, una volta riscoperto, decido di utilizzarlo come un’istanza tra le altre di una categoria più generale e me ne servo come di un modello per comprendere delle situazioni nuove, con attori diversi. [...] apro que- 284 sto ricordo all’analogia ed alla generalizzazione, facendone un exemplum e traendone una lezione; il passato diventa dunque principio d’azione per il presente [servendosi] delle lezioni, delle ingiustizie subite, per combattere quelle che ci sono oggi, di lasciare se stessi per andare verso l’altro», Tzvetan Todorov, Gli abusi della memoria, Milano, Meltemi 2018. Nella prefazione Roberto Revello segnala che lo studioso avrebbe successivamente rivisto quella divisione così rigida: «Non ne ero più molto soddisfatto e ho anche tentato di riformularlo, qualche anno più tardi, parlando di sacralizzazione e banalizzazione [...] oggi penso che non proporrei più un criterio formale per distinguere usi buoni e malvagi; direi che qualsiasi decisione in merito può essere presa solo rispetto ai contesti d’uso e che solo nel contesto si può tenere conto di tutti gli elementi in gioco».

  3. Pag. 22 “Se in un primo momento l’artista immagina il progetto come del tutto astratto e, per via della sua stessa estensione e complessità, irrealizzabile se non come concetto […]”
    La prima pubblicazione del concept delle Pietre è all’interno di Großenwahn – Kunstprojekte für Europa (Megalomania. Progetti artistici per l’Europa), Verlag Lindinger + Schmid, 1993. «Inizialmente, l’idea di commemorare le vittime era un concetto teorico per me – realizzare sei milioni di Stolpersteine per l’Europa era più che altro un’idea assurda», ricorda Demnig in una conversazione con Uta Franke, Am treffendsten läßt sich meine Berufsbezeichnung mit Bildhauer umschreiben, in Demnig, Stolpersteine: für die von den Nazis ermordeten ehemaligen Nachbarn aus Friedrichshain und Kreuzberg. Dokumentation. Texte. Materialien Berlino, Vice-Versa 2002.

  4. Pagg. 28, 29 “Perché quella della Legione Condor in Spagna è la storia dei bombardamenti su Guernica (e su Madrid, dove era 29 stato di stanza Hemingway), alla cui notizia Picasso ritrova l’ispirazione per dipingere una delle tele più famose del secolo.”
    Non a caso, una delle più diffuse edizioni di Per chi suona la campana di Hemingway, nella collana Oscar Mondadori, ha come immagine di copertina 285 Guernica di Picasso.

  5. Pag. 33 “Con l’inizio del nuovo decennio arrivano le tracce di Rom e Sinti, ma in quei primi anni Novanta Demnig sta anche riflettendo sul ruolo giocato dalle ferrovie all’interno meccanismo di «catena di montaggio» […]”
    «Per me è molto importante che le Pietre non siano costruite in fabbrica. Auschwitz era una fabbrica. Facciamo tutto da soli, ogni lettera viene incisa sulla piastra di ottone. Ciò richiede molta concentrazione e forza», spiega Demnig. La deportazione (e lo sterminio) come catena di montaggio e processo burocratico è un tema messo in luce da molti autori e autrici. Donatella Di Cesare, per esempio, scrive: «Lo sterminio degli ebrei d’europa è senza precedenti, anzitutto perché non era mai avvenuto che si uccidesse in una catena di montaggio», Donatella Di Cesare, Se Auschwitz è nulla. Contro il negazionismo, Genova, Il Nuovo Melangolo 2012, p. 83. Per Georges Bensoussan, «il campo di sterminio si rifà alle catene di produzione: il lavoro è frammentato e l’assassinio di massa, parcellizzato, produce, alla fine del processo, dei cadaveri», Georges Bensoussan, L’eredità di Auschwitz. Come ricordare? Torino, Einaudi 2014, p. 168.

  6. Pag. 33 “l’installazione delle Pietre a Berlino sarà accompagnata dall’esposizione di un modellino di treno che si muove su un binario a forma di simbolo dell’infinito […]”
    Demnig aveva realizzato nel 1992 il progetto BR52, e nel 1994 Lemniskate BR53, la miniatura di una locomotiva commissionata dalle SS nel 1942 e poi distrutta da un bombardamento. All’apparenza un semplice modellino di un treno, una volta azionato era accompagnato da un audio che ne spiegava la storia http://www.gunterdemnig.de/#index.php?id=79

  7. Pag. 33 “Ero a Colonia, davanti alla stazione ferroviaria, pensando alle Ferrovie Tedesche e a come avessero contribuito allo sterminio di massa di cinquecentomila persone innocenti.”
    Cinquecentomila è il numero che è stato associato allo sterminio di Rom e Sinti immediatamente dopo la guerra. Mentre è difficile arrivare a una stima attendibile della reale portata delle uccisioni, questo dato è stato messo in discussione dagli stu- 286 di successivi. Altre ricostruzioni ipotizzano dai 90.000 morti fino a 200.000 (tra i 130.000 e i 170.000 secondo i calcoli di Michael Zimmermann). Per una discussione sulla questione del numero delle vittime Rom e Sinti e delle difficoltà nel determinarlo, vedere l’analisi di Karola Fings, «The number of victims», Romarchive, https://www.romarchive.eu/en/voices-of-the-victims/ the-number-of-victims/

  8. Pag. 41 “Una persona viene dimenticata soltanto quando viene dimenticato il suo nome”
    La citazione del Talmud è ricordata con frequenza da Gunter Demnig nei suoi interventi e nelle sue interviste. Si può leggere in apertura del sito dedicato al progetto www.stolpersteine.eu/en/home/

  9. Pag. 51 “Una di esse è la senatrice Liliana Segre, che è anche presidente del Comitato per le Pietre d’Inciampo a Milano”
    Il Comitato milanese è formato da ANED, ANPC, ANPI, ANPPIA, Comunità Ebraica di Milano, FIAP, Associazione Rosa Camuna, Associazione Figli della Shoah, CDEC – Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea, Fondazione Memoria della Deportazione, Fondazione Memoriale della Shoah di Milano, Istituto Nazionale Ferruccio Parri, Confederazioni Sindacali Cgil, Cisl, Uil.

  10. Pag. 52 “Un’altra caratteristica del progetto è la necessità che qualcuno richieda una Pietra per una persona, la cui storia Demnig non avrebbe altrimenti mai modo di incrociare, né di ricostruire.”
    «In ogni caso, non potevo farlo da solo. Ricevo molto. È un’iniziativa dei cittadini, i soldi provengono anche da loro, attraverso le sponsorizzazioni [dei richiedenti che si fanno carico dei costi della Pietra]», «Wie der Künstler Gunter Demnig gegen das Vergessen arbeitet», 19 aprile 2013, NeueOz, https://www.noz.de/deutschland-welt/medien/artikel/1323/2004-wojo-interview-demnig#gallery&0&0&1323

  11. Pag. 61 “«Ho cambiato idea pochi mesi fa», risponde Peter Einseman, l’artista che ha progettato e realizzato il Memoriale, intervistato in occasione dell’inaugurazione del 10 maggio 2005. L’intitolazione esclusiva agli ebrei, continua Einseman, gli pare la più corretta, «anche perché furono l’unico popolo di cui fu pianificato lo sterminio»”
    Il termine genocidio, con il quale si indica l’agire violento nei confronti di un gruppo di individui commesso «con l’intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso» (come si 287 legge nella Convenzione per la prevenzione e la repressione del delitto di genocidio approvata dalle Nazioni Unite il 9 dicembre 1948) è stato coniato nel 1944 dal giurista Raphael Lemkin per descrivere i crimini nazifascisti nei confronti degli ebrei. Anche se il termine venne usato nell’atto d’accusa di Norimberga, è con la Convezione del 1948 che ha acquistato la valenza legale di crimine internazionale. I genocidi riconosciuti nella storia, che rispondono quindi alle caratteristiche previste dalla Convenzione sono il genocidio degli Armeni, quello degli Ebrei nella Seconda Guerra Mondiale e quello dei Tutsi in Ruanda.

  12. Pag. 62 “D’altra parte, è chiaro che la scelta dei nomi e delle storie non può essere omogenea nei numeri: dipende dalla reperibilità delle fonti familiari e archivistiche […]”
    Le prime Pietre sono tutte dedicate a Rom e Sinti, e non solo per via dell’ispirazione originaria di Demnig: «È stata una conseguenza dovuta alle fonti. L’associazione ROM e.V., con cui ho lavorato per le tracce della sofferenza di Rom e Sinti, aveva già svolto molto bene le ricerche, le informazioni erano disponibili immediatamente», Conversazione con Uta Franke.

  13. Pag. 64 “L’immagine degli ebrei avidi, accentratori di potere e di denaro, sistemati nei luoghi strategici, eminenze occulte e indistintamente malevole, è il prodotto di questa eredità tossica, condita di nuovo e antichissimo complottismo.”
    Secondo l’indagine di Eurispes condotta tra dicembre 2019 e gennaio 2020, il 23,9% degli intervistati condivide l’affermazione secondo la quale gli ebrei controllerebbero il potere economico e finanziario, il 22,2% crede che controllino i mezzi d’informazione, il 26,4% crede che determinino le scelte politiche americane.

  14. Pag. 64 “Protocolli dei Savi di Sion”
    I Protocolli sono un comprovato falso, apparso nel 1903 e da allora cavallo di battaglia della propaganda antisemita, in forma di presunti verbali di alcune riunioni segrete in cui sarebbe stato discusso e messo a punto un piano per instaurare un dominio mondiale da parte degli ebrei, tramite il controllo della finanza e azioni terroristiche mirate.

  15. Pag. 65 “Vox, l’Osservatorio Italiano sui Diritti nella quarta edizione della Mappa dell’Intolleranza, ha rilevato che, mentre era stato «quasi inesistente negli anni precedenti, l’antisemitismo esplode su Twitter. Colpisce soprattutto il centro Italia e prende di mira gli ebrei usando stereotipi e fake news».”
    Per costruire la mappa, le parole messe sotto osservazione sono state: rabbino, usuraio, giudeo, ebreo, cazzo mozzo, strozzino, ebrei ai forni, sionista.

  16. Pag. 68 “Ecco perché molti di coloro che si preoccupano della memoria e della sua trasmissione vivono un momento di smarrimento, sapendo che stiamo per approdare alla fine della cosiddetta «era del testimone»
    L’espressione è di Annette Wiewiorka, L’era del testimone, Milano, Raffaello Cortina 1999.

  17. Pag. 68 “[…]tra le motivazioni addotte, quella che sarebbe come «candidare un simbolo che racconta un’altra visione dell’Italia»
    Così Claudio Verdelli, direttore de La Repubblica, nel 2019.

  18. Pagg. 71, 72 “D’altra parte, il Monumento contro il fascismo, la guerra, la violenza – per la pace e i diritti umani di Jochen ed Esther Shalev Gerz, una colonna di piombo alta dodici metri, costruita in modo da sprofondare fino a scomparire man mano che le persone lasciano il proprio segno nel metallo, reagiva allo stesso modo sia che i passanti tracciassero un pensiero, una firma, una svastica o un insulto.”
    Dopo sette anni e settantamila scritte, l’unica traccia che rimane visibile del Monumento sono le Istruzioni d’uso, la colonna è sparita alla vista. L’opera è considerata l’esempio più rappresentativo di “contro-monumento”.

  19. Pag. 85 “A Torino, la posa delle Pietre è coordinata dal Museo Diffuso della Resistenza, della Deportazione, della Guerra, dei Diritti e della Libertà, dalla Comunità Ebraica di Torino, dal Goethe-Institut Turin e dall’ANED, in collaborazione con l’Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea “Giorgio Agosti”, L’ANCR e la Rete Italiana di Cultura Popolare. Il progetto educativo collegato alle Pietre d’Inciampo torinesi è un unicum a livello nazionale dal punto di vista dell’articolazione e del coinvolgimento delle classi cittadine.
    Sul sito del Museo sono reperibili a descrizione del progetto, la mappa completa delle Pietre a Torino e anche il modulo per la richiesta di nuove Pietre d’Inciampo; https://www.museodiffusotorino.it/Pietre-d-Inciampo-Il-Progetto

  20. Pagg. 92, 93 “Possiamo farlo anche prendendoci cura e continuando a diffondere (anche dove ancora non sono arrivate) le Pietre d’Inciampo, che non servono soltanto a “onorare un debito storico verso quei nostri concittadini di allora, ma anche [ad] aiutare gli italiani di oggi a respingere la tentazione dell’indif- 93 ferenza verso le ingiustizie e le sofferenze che ci circondano. A non anestetizzare le coscienze, a essere più vigili, più avvertiti della responsabilità che ciascuno di noi ha verso gli altri”
    Liliana Segre, Scolpitelo nel vostro cuore: Dal Binario 21 ad Auschwitz e ritorno. Un viaggio nella Memoria, Milano, Piemme 2018.

  21. Pag. 262 “Gli asociali, che nei campi di concentramento e sterminio erano identificati da un triangolo nero, sono stati ufficialmente riconosciuti dal Bundestag come vittime del nazismo solo il 13 febbraio del 2020.”
    Il professor Frank Nonnenmacher della Goethe University di Francoforte sul Meno si è fatto promotore di una campagna e di una petizione rivolta al Parlamento tedesco (di cui Michael Wildt è stato uno dei primi firmatari) in cui si chiedeva che anche agli asociali e ai criminali comuni venisse riconosciuto lo status di vittime del nazismo. Negli aggiornamenti alla petizione è possibile trovare traccia del dibattito recente che si è sviluppato sul tema: https://www.change.org/p/deutscher-bundestag-anerkennung-von-asozialen-und-berufsverbrechern-als-opfer-des-nationalsozialismus

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Bibliografia

 

  • Tzvetan Todorov, Gli abusi della memoria, Milano, Meltemi 2018

  • Umberto Eco, Il fascismo eterno, Milano, La Nave di Teseo 2016

  • Enrico Mentana, Liliana Segre, La memoria rende liberi, Segrate, Rizzoli 2019

  • Donatella Di Cesare, Se Auschwitz è nulla. Contro il negazionismo, Genova, Il Nuovo Melangolo 2012

  • Georges Bensoussan, L'eredità di Auschwitz. Come ricordare? Torino, Einaudi 2014

  • Carlo Greppi, L’ultimo treno. Racconti di viaggio verso il lager, Roma, Donzelli 2012

  • Primo Levi, I sommersi e i salvati, Torino, Einaudi 1994

  • Primo Levi, Se questo è un uomo, Torino, Einaudi 1947

  • Italo Tibaldi, Compagni di viaggio. Dall’Italia ai Lager nazisti. I “trasporti” dei deportati 1943-1945, Sesto San Giovanni, Aned 1995

  • Il viaggio, in Bruno Maida, La Shoah dei Bambini. La persecuzione dell’infanzia ebraica in Italia 1938-1945, Torino, Einaudi 2019

  • Adachiara Zevi, Monumenti per difetto. Dalle Fosse Ardeatine alle Pietre d’Inciampo, Roma, Donzelli 2014

  • Dario Calimani, La memoria e il suo esilio, in Aa.Vv., L’ombra lunga dell’esilio. Ebraismo e memoria, Firenze, La Giuntina 2002

  • Sergio Bontempelli, Un rifugio precario. Breve storia del diritto d’asilo in Europa, Arezzo, Helicon 2018

  • Sergio Bontempelli, Stefano Catone (a cura di), Noi, i rifugiati, Gallarate, People 2019

  • Patrizia Violi, Paesaggi di memoria. Il trauma, lo spazio, la storia, Milano, Bompiani 2014; sul tema, hanno animato il dibattito anche il documentario di Sergei Loznitsa, Austerlitz (2016) e il progetto Yolocaust di Shahak Shapira, che mostrano come i visitatori si comportino in relazione ai luoghi della memoria dell’Olocausto, creando contrasti imbarazzanti e spesso irrispettosi negli effetti, come i celebri selfie davanti alla scritta “Arbeit macht frei”. Se le immagini sono sicuramente d’impatto, la riflessione meriterebbe uno spazio più ampio: si possono realisticamente tenere fuori dai luoghi di memoria linguaggi e comportamenti quotidiani? Il selfie, al di là della valutazione del gesto, significa automaticamente che non si è compreso l’Olocausto, o che lo si vuole ridicolizzare? E, anche qualora considerassimo irredimibili questi visitatori, quanti sono rispetto all’enorme numero di persone che ogni anno attraversa consapevolmente e rispettosamente quegli stessi luoghi?

  • Pierre Seel, Jean Le Bitoux, Moi, Pierre Seel, déporté homosexuel, Calman-Lévy 1994

  • Dora Osborne, Mal d’archive: On the Growth of Gunter Demnig’s Stolperstein-Project, Edimburgo, Edinburgh University Press 2014

  • Per la sola colpa di esser nati. Perché serve la Commissione Segre, Gallarate, People 2020

  • Per un sunto delle teorie del complotto di maggior fortuna, vedere Massimo Mazza, Complotto, in Stefano Catone (a cura di), #Antifa. Dizionario per fare a pezzi, parola per parola, la narrazione fascista, Roma, Fandango 2018, pp. 36-40. Per un approfondimento sui Protocolli dei Savi di Sion, vedere Norman Cohn, Licenza per un genocidio. I “Protocolli dei savi anziani di Sion” e il mito della cospirazione ebraica, Roma, Castelvecchi 2018. Per un resoconto aggiornato dell’uso delle figure di Kalergi e Soros in connessione con l’hate speech di stampo neofascita, Stefano Catone, Marce e dintorni, in Per la sola colpa di esser nati. Perché serve la Commissione Segre, Gallarate, People 2020

  • Claudio Vercelli, Il negazionismo. Storia di una menzogna, Bari, Editori Laterza 2016

  • Valentina Pisanty, I guardiani della memoria e il ritorno delle destre xenofobe, Milano, Bompiani 2020

  • Annette Wiewiorka, L’era del testimone, Milano, Raffaello Cortina 1999

  • Enzo Traverso, Il passato: istruzioni per l'uso. Storia, memoria, politica, Verona, Ombre Corte 2006

  • Gunter Demnig in Stolpersteine. Gunter Demnig und sein Projekt / Gunter Demnig and His Project, a cura di Karola Fings e del City of Cologne’s Documentation Centre on National Socialism, Köln, Emons 2007

  • Liliana Segre, prefazione a Fabio Isman, 1938, L’Italia razzista. I documenti della persecuzione contro gli ebrei, Bologna, Il Mulino 2018

  • Fiorenza Loiacono, Anne Frank: dalla vita interrotta al simbolo pop, in Francesca Recchia Luciani, Claudio Vercelli, Pop Shoah? Immaginari del genocidio ebraico, Genova, Il Nuovo Melangolo

  • Sul tema della Shoah in Italia: M.-A. Matard-Bonucci, L’Italia fascista e la persecuzione degli ebrei, Bologna, Il Mulino 2008, pp. 343-350; B. Mantelli, N. Tranfaglia, Il libro dei deportati. Vol. 1: I deportati politici 1943-1945, Milano, Mursia 2009; Giacomo Debenedetti, 16 ottobre 1943, OET, Roma 1945; M. Baumeister, A. Osti Guerrazzi, C. Procaccia, La deportazione degli ebrei romani tra storia e memoria, Roma, Viella 2016; V. Galimi, Sotto gli occhi di tutti. La società italiana e la persecuzione contro gli ebrei, Firenze, Le Monnier 2018; Marta Baiardi, La Shoah in Italia. Temi, problemi, storiografia, Novecento.org, n. 13, febbraio 2020; Liliana Picciotto, Il libro della memoria. Gli ebrei deportati dall'Italia 1943-1945, Mursia, Milano 1991 (e 2002); Carlo Spartaco Capogreco, I campi del Duce. L'internamento civile nell'Italia fascista (1940-1943), Torino, Einaudi 2019 (edizione tascabile)

  • Claudia Cirio, Dalla funzione dei monumenti storici alle nuove forme di arte pubblica contemporanea a Torino, Tesi di Laurea in Storia dell’Arte Contemporanea, Università degli Studi di Torino, a.a. 2014-2015, relatore F. Poli

  • Jan Gross, I carnefici della porta accanto. 1941: il massacro della comunità ebraica di Jedwabne in Polonia, Milano, Mondadori 2002

  • Alexander Mitscherlich, Fred Mielke, Medicina disumana. Documenti del "Processo dei Medici" di Norimberga, Milano, Feltrinelli 1967

  • Stefanie Schüler-Springorum, Masseneinweisungen in Konzentrationslager. Aktion „Arbeitsscheu Reich“, Novemberpogrom, Aktion „Gewitter“, in Wolfgang Benz, Der Ort des Terrors. Geschichte der nationalsozialistischen Konzentrationslager, Monaco, 2005

  • Heinz Heger, Gli uomini col triangolo rosa, Torino, Edizioni Sonda 1991

  • M. Impagliazzo, La resistenza silenziosa. Leggi razziali e occupazione nazista nella memoria degli ebrei di Roma, Milano, Guerini e associati 2013

 

 

 

 

 

Sitografia

 

Articoli on line capitolo GUNTER DEMNIG E LE PIETRE D’INCIAMPO

 

 

Qui c’erano le Pietre d’Inciampo e qui ritorneranno.

 

 

Progetti intorno alle pietre

 

 

Il futuro delle Pietre d’Inciampo: noi, qui

 

 

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