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ALEXANDRIA OCASIO-CORTEZ

È ora di tornare a casa

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Come dice la mia amica Ayanna Pressley, le persone più vicine al problema, dovrebbero essere le più vicine al potere.

Quindi voglio ringraziare i nostri attivisti per indicarci la via, perché i movimenti sociali dovrebbero essere la stella polare della nostra politica.

 

Mi chiamo Alexandria Ocasio-Cortez, sono un’educatrice e una organizer, e sono una newyorkese della working class.

Sono anche la candidata dei Democratici al Congresso per il 14esimo distretto di New York.

 

Il 14esimo distretto comprende il Bronx, Queens e Rikers Island.

Ho passato gli ultimi due anni della mia vita a bussare alle porte, parlando alle persone vicine al problema, come dicevamo prima, parlando alla working class americana, parlando alle persone di questo paese.

La gente pensa che il Bronx e Queens siano una cosa molto schematica, facilmente definibile, crede di averne un’idea molto precisa.

Ma dopo aver bussato a tutte quelle porte, credo che il 14esimo distretto dia in realtà una buona rappresentazione dell’America.

È densamente urbanizzato, ma ci sono delle zone suburbane e persino alcune che potrebbero sembrare rurali. Sembra incredibile, ma ci sono. Zone molto distanti da quelle più frequentate.

Ci sono zone del 14esimo distretto che hanno votato per Trump.

Ci sono zone del 14esimo distretto che lo fanno sembrare uno spaccato di questo paese.

 

Abbiamo imparato molte cose, in questi due anni spesi a bussare alle porte.

Una delle cose che abbiamo imparato, specie con la nostra vittoria, con un decimo del budget dei nostri avversari, senza l’appoggio di alcun membro eletto del partito metropolitano o dello stato di New York, senza l’appoggio di alcuna organizzazione dell’establishment, è che va bene così.

Dobbiamo capire che va bene così. Non è un problema.

Possiamo uscire più forti da situazioni del genere.

 

Non batteremo i grandi capitali con altri grandi capitali.

Batteremo i grandi capitali con una grande organizzazione.

 

Vengo dalla California e prima ancora dal Michigan dove sono andata a sostenere Abdul El Sayed, Fayrouz Saad, Rashida Tlaib, David Bennet, Rob Davidson, tutti candidati che rifiutano donazioni dalle multinazionali.

Tutti candidati che credono si debba porre fine alla guerra alla droga. Tutti candidati che ritengono il college gratuito sia il futuro, che l’assistenza sanitaria per tutti sia il futuro, che un’azione aggressiva per il cambiamento climatico sia il futuro, perché quello è il futuro.

 

Credo che a volte ci sbagliamo, che abbiamo questa idea nel nostro cervello di cosa sia un elettore indeciso, ma dopo aver passato del tempo nel Midwest, parlando costantemente con le persone di lì, non credo che un elettore indeciso voti per il candidato più moderato, più timido, più pronto a cedere rispetto ai suoi valori.

 

L’elettore indeciso non vota per un candidato così. Vota l’autenticità.

L’elettore indeciso vota per chi crede lo rappresenterà meglio. Vota per chi crede lo metterà al primo posto. L’elettore indeciso, specie per noi, non è solo chi sceglie tra democratico e repubblicano, ma anche chi sceglie tra votare o non votare.

 

Non è un segreto che abbiamo perso molti seggi, nel paese, negli ultimi dieci anni. Abbiamo perso molti seggi nei parlamenti statali, nei consigli comunali, tra i governatori, tra i sindaci. Abbiamo perso la maggioranza alla Camera e al Senato, e abbiamo perso la Presidenza.
Ma va bene così, è sempre l’ora prima dell’alba a essere la più buia.

Ogni volta che bussiamo a una porta è un raggio di sole, ogni volta che alziamo un telefono contribuiamo a quella luce. E ora ci serve un’esplosione, da qui a novembre. C’è molto lavoro da fare, per organizzarci.

 

A volte credo che il più grande successo dei nostri avversari sia stato vincere attenendosi ancora più strettamente ai loro valori, convincendoci al contempo ad allontanarci dai nostri.

 

Dobbiamo ritrovare la coscienza del partito Democratico. È ora di tornare a casa. È ora di ricordare che l’istruzione gratuita, l’occupazione garantita, la formazione professionale, il reddito minimo garantito, non sono proposte del 2016, sono proposte del 1940, fatte dal Presidente degli Stati Uniti, che per inciso era un democratico.

 

Non sono idee nuove, siamo ripartiti da dove abbiamo lasciato, da quando eravamo al massimo del nostro potere, quando eravamo al nostro meglio.

È ora di ricordare ed essere orgogliosi che il nostro è il partito della Great Society, del New Deal, del Civil Rights Act. È il nostro partito, è chi siamo, ed è ora di tornare a casa.

Perché quando i lavoratori capiranno che noi siamo quelli che lottano per loro, anche loro lotteranno per noi. Questo è ciò che abbiamo dimostrato.

 

Quando ricorderemo che è stato il Partito Democratico a introdurre l’elettrificazione da costa a costa, le autostrade interstatali, il diritto delle donne a scegliere, e quando ne andremo orgogliosi, allora ci renderemo conto che stiamo lottando per la maggioranza di questo paese, e la maggioranza di questo paese lotterà per noi. È così che funziona la democrazia.

 

Con Abdul El Sayed siamo andati a Grand Rapids, nel Midwest, una zona molto conservatrice, da cui proviene Betsy DeVos, e annunciando che avremmo tenuto un comizio, ci hanno risposto circa 600 persone, e più di mille si sono presentate in un’affollata palestra di un liceo nel bel mezzo di Grand Rapids.Siamo andati a Flint, e anche lì sono venute 500 persone. Siamo andati a Detroit, altre 1000. A Ypsilanti altre centinaia, abbiamo dovuto tenere un secondo comizio all’esterno dell’area dell’evento. Questo significa che qualcosa sta succedendo, in questo paese. E che possiamo costruirci una vittoria.Farlo significa appellarci al nostro lato migliore, non a quello peggiore. Significa poter dire che il primo governatore musulmano può essere eletto proprio nel Midwest, e non dobbiamo aver paura di perdere voti da quelle parti, perché sappiamo che dieci anni fa hanno votato per un uomo chiamato Barack Hussein Obama. Ci siamo già passati.

 

Dobbiamo rivendicare che non c’è nulla di radicale nella chiarezza morale, in questo paese, che non siamo noi a essere fuori strada, ma è il paese ad essere uscito così drammaticamente dal seminato, e che noi siamo qui per riportarlo sulla retta via.

 

So che non la vediamo tutti allo stesso modo. Ripeto, va bene così. Il dibattito non è discordia. Nelle famiglie si discute, ed è giusto che sia così, perché ne usciremo più sani. Posso avere delle convinzioni diverse da altri democratici. Ad esempio ritengo che un’agenzia che abbia commesso ripetutamente, sistematicamente e violentemente, atti di abuso dei diritti umani, non possa essere riformata. Specialmente non sotto questa amministrazione. Ed è ora che ci sbarazziamo di quello strumento. Non mi riferisco solo all’ICE (Immigration and Customs Enforcement), ma anche al nostro sistema di carcerazione di massa.

È ora che noi si comprenda che queste questioni non possono essere separate da quelle concernenti il diritto a un reddito dignitoso, da quelle del diritto allo studio per tutti, da quelle dell’investimento nelle aree depresse, perché il successo dei più vulnerabili tra noi è il successo dell’intero paese. Come trattiamo Flint è come trattiamo l’America.

 

Non vogliono che noi colleghiamo i punti.

Quando ho vinto mi hanno detto di starmene a casa, di starmene nel Bronx. Ma non li abbiamo ascoltati.

Non molto tempo fa, un articolo del New York Times sosteneva che fosse inappropriato paragonare Brooklyn a Manhattan, che il suo giusto termine di paragone erano le città della Rust Belt. Il New York Times diceva che Brooklyn andava paragonata a Pittsburgh, Cleveland, Detroit. Perché i problemi e le fatiche dei lavoratori americani sono gli stessi ovunque. E noi questo lo sappiamo. Sappiamo che il futuro di questo partito, se vogliamo vincere di nuovo, è quello di riscoprire la nostra anima, tornare a casa e tornare a lottare per la giustizia sociale, economica e razziale per i lavoratori americani. Lottare per loro è lottare per noi tutti.

 

Siamo il partito di King, di Roosevelt, di quelli che sono andati sulla luna, che hanno portato l’energia elettrica nel paese, che hanno ottenuto i più grandi successi, i gioielli della corona della nostra società.

Noi abbiamo creato l’assistenza sanitaria, noi abbiamo creato la previdenza sociale, noi abbiamo creato le basi economiche e scientifiche per i nostri più grandi traguardi.

 

Andiamone fieri, e faremo cambiare idea anche al più conservatore dei distretti.

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