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Dedicato a voi

paolocosseddu

Prende il via da oggi Bolle di Ossigeno, una newsletter settimanale riservata unicamente agli abbonati e alle abbonate della nostra rivista, un modo per ringraziarvi del vostro sostegno, commentando i fatti della settimana appena trascorsa nel tentativo di fornire, o almeno speriamo, alcuni spunti di riflessione e qualche angolo meno consueto da cui guadare le notizie. Fateci sapere cosa ne pensate scrivendo a ossigeno@peoplepub.it.


Il flusso delle news di quest’ultimo periodo è stato ovviamente monopolizzato dalla guerra, evidenziando un problema che certamente non è inedito, ma che si propone oggi in forme nuove e più difficili da interpretare: quello dell’accuratezza delle fonti. A dispetto dell’attenzione che il mondo intero sta rivolgendo verso l’Ucraina, è complicato orientarsi. Come in ogni conflitto, sono attive le macchine della propaganda, in particolare quella russa, e non solo in patria. I media mainstream mettono in scena un dibattito molto polarizzato, in cui i social network riflettono i parapiglia dei talk show, e viceversa.

Un singolo, tragico episodio, come quello del bombardamento dell’ospedale pediatrico di Mariupol, diventa ulteriore terreno di scontro per disegnare complotti, false flag, militari travestiti da gestanti anzi no, modelle professioniste devote alla causa che si fingerebbero in dolce attesa di professione. Tutta la cautela e il rispetto che si dovrebbero utilizzare trattando questo genere di faccende, specialmente se discusse dal comodo della propria casa a migliaia di chilometri da dove cadono le bombe, spariscono: vince la tentazione di far caciara, come un richiamo della foresta a cui è impossibile resistere, anche a costo di prendere sfondoni clamorosi, e di arrendersi al cinismo, nella convinzione che tanto tutto finisce nel dimenticatoio dello scorrere incessante della timeline.

Intanto, però, succedono anche altre cose, alcune collegate alla guerra, altre meno: i social sono pieni di fotografie dei cartelloni affissi dai distributori con i prezzi della benzina, schizzati alle stelle. Come molti fanno notare, nel recente passato il prezzo del petrolio al barile è stato anche più alto di quello attuale: nel 2008 era arrivato a 145 dollari, con la benzina a 1,37 euro. Oggi è di circa 114 dollari, eppure la benzina è sopra ai 2 euro, una differenza di oltre 70 centesimi, ed è difficile non vedere dietro a queste cifre una mera speculazione, più che il disagio dovuto a una contingente emergenza. Diverso il discorso riguardante altri beni, in particolare il grano: i produttori di pasta e pane iniziano a dirsi preoccupati, e anche se le materie prime straniere sono utilizzate soprattutto per l’export, o per i prodotti a basso costo, nel breve periodo la difficoltà di approvvigionamento porterà a una crescita dei prezzi di tutta la gamma. Ma nei Paesi in via di sviluppo, che non si possono permettere una competizione con quelli più ricchi, il rischio è quello di andare incontro a una vera e propria carestia, a una crisi umanitaria ulteriore che coinvolgerà il sud del mondo, suo malgrado effetto collaterale della guerra in corso.

Per venire alle faccende di casa nostra, giusto otto giorni fa il Governo ha rischiato di cadere sulla riforma del catasto: si è salvato per un voto, il che la dice lunga sulla reale consistenza di uno schema politico che nell’ultimo anno l’opinione pubblica ha presentato quasi unanimemente come l’unico possibile. Mario Draghi continua ad assicurare che il carico fiscale non aumenterà, ma che non ha senso basare la tassazione degli immobili su rilevazioni che sono vecchie di decenni. Curiosamente, l’agitazione maggiore si registra proprio tra gli economisti del campo liberale, quello che in teoria dovrebbe essere più affine a questo esecutivo. Viene quasi da pensare che allora questa riforma potrebbe effettivamente – e finalmente – interessare le rendite, anche se magari non in senso direttamente redistributivo. Draghi sarebbe quindi un fautore in incognito della progressività? Difficile da credere, in ogni caso a breve lo scopriremo.

Infine, la pandemia: ha occupato i nostri pensieri negli ultimi due anni, ma recentemente pare esser sparita dalla conversazione collettiva. Eppure, sembrano emergere buoni motivi per cui dovrebbe essere ancora ben presente, e questa volta la sigla da tenere a mente è BA.2, una nuova, ennesima variante di cui si inizia a parlare anche in virtù del fatto che alcuni Paesi iniziano ad avere una nuova crescita di contagi e ospedalizzazioni. L’inversione della curva mette in dubbio anche durata ed efficacia della terza dose, mentre nel frattempo è iniziata, in sordina, la somministrazione della quarta alle persone con fragilità. Un marzo insolitamente freddo non aiuta, e come già per i due anni precedenti, si attende l’aumento delle temperature per evitare il ritorno alle misure di cautela ben note. I canali Telegram no vax, spesso seguiti da decine di migliaia di utenti, principale fonte d’approvvigionamento del movimento antivaccinista, ultimamente avevano smesso di parlarne, buttandosi con singolare ma unanime convinzione nella propaganda filoputiniana. Se i contagi però dovessero davvero tornare a impennarsi, gli toccherà fare un doppio lavoro.

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