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Un'altra agenda

Andiamo controcorrente. Nel momento – che è quello che sappiamo – in cui tutti coloro che per brevità chiameremo non-fascistoidi si preoccupano per cosa potrebbe succedere se a settembre vincesse la destra e ci dovessimo ritrovare Giorgia Meloni presidente del Consiglio, proviamo a ribaltare il punto di vista. Anche per distrarci un po’, che ce n’è un gran bisogno.

Proviamo invece a chiederci cosa succederebbe se invece, a sorpresa, vincesse il centrosinistra col Pd e i suoi alleati variamente composti e che al momento è ancora difficile identificare con certezza.

Festeggiato lo scampato pericolo, non si dovrebbe partire proprio da “quel” pericolo per dare a chi ha votato per sventarlo risposte diverse?


La destra vuole la pace fiscale, che significa condoni e rottamazione delle cartelle, e magari una flat tax gradita ai più benestanti, quindi ci possiamo aspettare che finalmente l’Italia torni a una tassazione più spiccatamente progressiva, quella peraltro prevista in Costituzione.

La destra vuole riconoscere solo la famiglia tradizionale, se perde saremo finalmente in grado di garantire pari diritti e uguale matrimonio per tutti a prescindere dagli orientamenti?

La destra fa battaglie feroci sulla cannabis, delirando di droga libera quando ormai molti Paesi vanno verso la legalizzazione, che peraltro aprirebbe anche un importante settore economico togliendolo alle mafie, noi cosa faremo?

La destra parla di sbarchi e di cittadinanza facile, riusciremo finalmente a rispondere riconoscendo il diritto di essere italiani ai tanti che italiani lo sono già di fatto, cancellando accordi con paesi mediterranei che costruiscono lager, garantendo percorsi sicuri e certi a chi scappa dalla fame e dalla guerra?

La destra nega il cambiamento climatico e non crede nelle rinnovabili, noi d’altro canto saremo in grado di dotarci di un piano energetico nazionale serio e sostenibile, affrancandoci dalla dipendenza verso Paesi fornitori che non danno garanzie sul lungo periodo?

La destra vuole abolire il reddito di cittadinanza e di certo non ha nel suo orizzonte il salario minimo, se vincesse il centrosinistra manterrebbe una misura di aiuto a chi è senza lavoro, garantendo una base salariale equa a chi ce l’ha?


E potremmo continuare. Ma luglio è quasi finito, agosto politica mia non ti conosco e tempo tre settimane dal rientro saremo già al voto, non è che ci sia molto tempo, come accade sempre quando se ne perde un mucchio. I giornali degli ultimi due giorni, a proposito del centrosinistra, parlano solo di Agenda Draghi. Lo fanno perché c’è in ballo il Pnrr, la collocazione internazionale in un momento di equilibri molto instabili causati dalla guerra contro l’Ucraina, ed è in parte comprensibile. Ma gli obbiettivi della destra sono differenti e molto molto chiari, e un minuto dopo la caduta del governo è già partita la grancassa contro gli sbarchi, la droga libera e tutto il repertorio appena elencato.


Se come sembra l’unica speranza è appesa a un appello alle forze democratiche affinché si mobilitino per sventare l’onda nera che avanza, vogliamo dire qualcosa di diverso rispetto alle proposte che fanno quegli altri, e vogliamo mostrare un’alternativa concreta alle persone che chiameremo a mobilitarsi, oppure parleremo di Draghi e solo di Draghi – sia detto con tutto il rispetto e a prescindere dal giudizio personale su di lui – per i prossimi settanta giorni? Perché nel caso, ed è meglio saperlo subito, attenzione che non è detto che gli elettori si sentano esattamente scaldati dall’argomento, e non è nemmeno così pacifico che lo capiscano.


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