Sarà per via di quel genere di distorsione cognitiva tale per cui quando ci si occupa di un determinato argomento poi sembra di vederlo spuntare ovunque, ma quando abbiamo dedicato il nuovo numero di Ossigeno alle nuove generazioni, e all’inevitabile scontro con il boomerismo gerontocratico che domina la società italiana, mai avremmo pensato di ricevere in regalo una dimostrazione più plastica della rissa andata in scena questa settimana, per fortuna in fascia protetta, al Maurizio Costanzo Show.
Dunque abbiamo un programma che è l’antesignano dei talk che infestano la tivù generalista: quasi cinquemila puntate dal 1982 a oggi, con alcuni anni di interruzione quando qualche dirigente Mediaset aveva pensato che forse poteva anche bastare, salvo poi decidere che invece no, si poteva andare avanti tranquillamente. Il 1982 inizia ad essere un ricordo molto vago anche in chi c’era, per non parlare di tutti quelli che non c’erano affatto, e nel frattempo sono morti Franco Bracardi, che per oltre vent’anni aveva accompagnato al piano la passerella degli ospiti, e Paolo Pietrangeli (sì, quello di “compagni dai campi e dalle officine”), storico regista della trasmissione. Il conduttore, che avendo ormai 84 anni potrebbe godersi il buen retiro, lui invece non molla, e nell’occasione ha composto sul palco il mix che da sempre caratterizza il suo show, ovvero personaggi “leggeri” che si confrontano con altri più “intellettuali” su argomenti seri mischiati ad altri meno impegnativi. Quindi c’era Al Bano, classe 1943, che raccontava dei suoi trascorsi in Russia in quanto uno dei non pochi artisti italiani che in quelle lande hanno sempre riscosso un certo successo: una delle ragioni, l’insospettabile colonizzazione culturale italiana in Russia, per cui da un paio di anni esiste un programma di capodanno che ci prende impietosamente in giro. Due edizioni per ora, Ciao 2020 e Ciao 2021, a cui forse non ne seguirà una terza visto che il conduttore e ideatore è finito nella lista dei personaggi pubblici sgraditi al regime putiniano: e quindi tutto si tiene, come vedete.
Ma dicevamo: oltre ad Al Bano, che ha 79 anni ma in realtà sembra venire dritto dall’epoca dei latifondi, dall’Italia prima del Risorgimento, per garantire un sereno confronto c’erano Vittorio Sgarbi – 70 anni, praticamente un ragazzino – e Giampiero Mughini (81), e letteralmente in mezzo forse a chiedersi come c’era finita una basita Iva Zanicchi (82). Siccome però c’era il rischio che la trasmissione languisse priva di momenti dialettici, e qui sta il mestiere del conduttore, per aggiungere un pochino di pepe c’era pure Giuseppe Cruciani, riflessivo (…) conduttore della Zanzara che con i suoi soli 56 anni era evidentemente messo lì in quota giovani.
Poi si sa, a volte le cose non vanno come previsto nemmeno quando sono preparate in modo tanto accurato e responsabile, e imprevedibilmente (!) è scoppiata la caciara, con Mughini e Sgarbi che – come probabilmente avrete visto in uno dei millemila post sui social che immediatamente hanno riportato il fattaccio – sono arrivati addirittura alle mani. Cioè, più o meno, perché quando si giunge a un certo punto della vita diventa complicato anche menarsi. Una spintarella, ecco, che però poteva finire malissimo, in protesi dell’anca o peggio. E molti insulti, quelli sì, molto turpiloquio, ma tanto era tardi e i bambini erano già a dormire. Perché altrimenti sarebbero stati sicuramente sintonizzati, ovvio.
Purtroppo, l’incidente non ci ha permesso di comprendere appieno il pensiero dei citati sulla questione del momento: Sgarbi stava declamando il suo punto di vista con lo stile energico che da sempre lo caratterizza, quando Mughini l’ha interrotto privandoci delle sue conclusioni e quasi sicuramente di elementi che sarebbero stati risolutivi nel chiarire come fermare la guerra e chi ha ragione tra russi e ucraini. Perché dopotutto immaginiamo che fosse questo lo scopo di tutto l’ambaradan, o no? No? Certo, dirà qualcuno, non si può liquidare la faccenda come mera questione generazionale: dopotutto, su quello stesso palco un po’ di tempo fa Tommaso Zorzi, 27 anni, fresco di vittoria al Grande Fratello Vip dove era diventato paladino della comunità Lgbtq+, si era trovato a scherzare amabilmente con Giorgia Meloni come se fosse la cosa più naturale del mondo. Quindi è certamente vero che non basta sostituire i vecchi con i giovani, il problema è culturale, è più complesso. Soprattutto, però, se gli ospiti continuano a sceglierli quelli come Maurizio Costanzo. Potremmo partire da qui.
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