NON AVETE VOGLIA DI LAVORARE
LA POVERTÀ IN ITALIA TRA COLPA ED EMARGINAZIONE
5,7 milioni le persone in condizioni di povertà assoluta in Italia: un numero, un disastro sociale, causato da lavoro povero, retribuzioni erose dall’inflazione, affitti crescenti e il caro bollette. Chi giace in questa condizione deve sottoporsi alla snervante riqualificazione per tornare a essere digeribile dal mercato del lavoro. La povertà, nel 2025, è percepita e trattata come colpa individuale. Una torsione al passato delle ideologie capitaliste e della Underclass theory che dipinge i poveri come “oziosi e demotivati”. La retorica politica e mediatica li denigra, mentre la povertà visibile è criminalizzata e nascosta con misure repressive, una devianza da punire anziché un problema da risolvere. Una realtà che stride al cospetto di una ricchezza estrema sempre più concentrata e protetta.
«I poveri colpevoli dipendono dal sussidio e diventano fannulloni, scrocconi, perditempo. Questo, in sostanza, il concetto di trappola della povertà, interpretato in modo distorto, in chiave paternalistica, ossia attraverso una lente in cui i poveri sono visti come incapaci di prendere decisioni razionali per migliorare la loro vita. Devono essere guidati e disciplinati, puniti, soprattutto quando non si uniformano – e piegano – alle richieste del mercato. Rompere questo meccanismo è possibile. Bisogna prendere in considerazione la povertà in tutte le sue dimensioni. Accogliere gli individui, le persone. L’umano, non il fattore di produzione.»
Davide Serafin (Alessandria, 1976) – Autore per People di Senza più valore. Indagine sui salari e le retribuzioni in Italia (2019), Schiavi elettrici (2020), Politica! (2021), Salario minimo (2022), Dire la verità (2022) e, insieme a Giuseppe Civati, di Tax the rich (2021). Collabora con la rivista Ossigeno.